martedì, giugno 28, 2016

Dare il giusto nome a un fatto








Parlavo tempo fa con un'amica la quale cercava di farmi capire che fino a tre mesi non ammazzi nessuno abortendo. Io le ho solo detto: bene, se non ammazzi nessuno, che bisogno c'è di abortire?
Non ha più replicato.


sabato, giugno 25, 2016

Per me ci vuole il senso del samaritano

 
 
 


 
 

Attraverso l'altro noi gettiamo il nostro ponte, dando legittimità e pienezza alla nostra soggettività.

Un uomo incapace di attraversare se stesso mediante gli altri è sterile.

Attraversare l'altro non vuol dire toccarlo

ma nutrire un interesse sentito per la qualità della sua interiorità.

Significa partecipare al suo disagio, alla sua felicità, alle sue problematiche.

In questo facciamo un regalo a noi stessi attraverso l'altro perché scacciamo la nostra solitudine interiore semplicemente ascoltando.

Ascoltare è tenere le orecchie aperte all'esterno e nel fare questo allontaniamo il rumore assordante del nostro silenzio, che è quello che ci svuota di senso.

Non so se ognuno di noi possa pensarsi persona compiuta.

Ma io credo che questa possa esserne una direzione.

L'apparenza parla di riempimento di vuoti.

Riuscire a dare alloggio agli altri è qualcosa che regala a se stessi una grande ospitalità d'animo.

Per me ci vuole il senso del samaritano.

Lo so, è difficile, intanto facciamone un Valore contro chi vuol educare l'uomo all'egoismo, l'uomo che deve battere un altro uomo.

Il distacco è la forza del Signore che agisce servendoti di te.

Teresa di Calcutta prima di andare dai malati pregava circa cinque ore.

 

 

 

 

 


giovedì, giugno 23, 2016

mercoledì, giugno 22, 2016

La Violenza sostituisce l'Autorità

 
 
 
 
 
 

 
La morte dell'autorità può anche piacere alla cosiddetta generazione del sessantotto, la quale ha cercato di divorare i padri, le leggi, prescrizioni e precetti.
Vivere in questa condizione dà una specie di ebbrezza, che agli inizi è molto piacevole.
Ma l'euforia non dura mai a lungo. Chi divora padri e tradizioni finisce per generale dei padri più mostruosi che pretendono obbedienza fino alla morte.
In Italia non esiste più autorità, esiste, invece, uno sterminato potere. Tutti ne hanno. Il ministro, l'industriale, l'impiegato della posta, il ladro, il giudice e il banchiere. L'immagine televisiva, il libro che finge di non avere scopo,  la musica ripetuta fino all'ossessione, il disco o il vestito amato dai ragazzi di quindici anni.
Il Potere non ha un volto riconoscibile: è anonimo, vuoto, gelatinoso, vischioso, e aderisce a coloro che lo desiderano e anche a coloro che non lo amano.
Se tutti hanno potere, nessuno lo afferra. Così è lui che ci possiede, senza che noi lo sappiamo.
Poche epoche come la nostra sono state così schiave della soggezione e del fascino del potere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


sabato, giugno 18, 2016

E' un lavoro alienante






Un tempo la famiglia patriarcale accoglieva e risolveva i problemi, adesso la famiglia nucleare troppo debole non solo economicamente ma soprattutto povera di valori ha creato una società egoista e superficiale.

giovedì, giugno 16, 2016

Cerchiamo di essere un terreno buono

 
 
 

 
 
 

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare.
Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».
Non è tanto il seme che conta ma il terreno.
E il Terreno in teologia è Cristo.

 


lunedì, giugno 13, 2016

I compiti della Parrocchia

 
 
 

 
 

La parrocchia è ambiente, ma proprio perché non è stata

considerata tale ha preteso di essere, ed è stata troppe

volte immaginata come un deus ex machina, una specie

di monopolio automatico alla creatività dello Spirito.

Mentre la parrocchia deve innanzitutto sentirsi missionaria

e quindi concepirsi come un ambiente in cui

evangelizzare e da evangelizzare.

D'altra parte i parrocchiani vanno a scuola e al lavoro

e trovano un ambiente diverso, e perciò occorre

una metodologia di presenza la cui necessità in

parrocchia può sfuggire o può essere meno sensibilmente

percepita come necessaria.

Allora da una parte questi ambienti costringono ad

una maggiore maturità i fedeli di una parrocchia; dall'altra

questi stessi fedeli, tornando in parrocchia, possono

portarvi uno spirito missionario che prima non c'era.

Sarebbe una cosa tragica concepire la parrocchia

come una realtà esauriente, perché in questo modo

ci si svuota dell'umiltà e della vivacità del sentirsi

oggetto e soggetto dello Spirito.

 

 

 


giovedì, giugno 09, 2016

Immersi in un grande vuoto relazionale




L'inutile speranza di trovare nei consumi qualcosa che plachi un Desiderio più grande.

martedì, giugno 07, 2016

Difendiamo il nostro Io





Io non sono te e Tu non sei me. Però, tutti e due siamo Noi."

E se Tu già tuonando ne scrivi e ti indigni, ed Io ti leggo e mi trovo concorde, già Noi ci distanziamo... L'Umanità può ancora salvarsi. Io lo credo. Tu?


sabato, giugno 04, 2016

La libertà è affidarsi a un Altro

 
 
 

 
 

Il modo per far crescere la fede è confrontarla con ciò che ci accade, rischiarla nelle circostanze, non solo in quelle che rappresentano un urto violento e ineludibile, come divorzio e aborto, ma in tutte, perché la vita è il complesso delle circostanze che, assediandoci, ci provocano e ci muovono.

E' il rischio della fede in tutto quello che accade che ci tiene desti, cioè vivi. Questo rischio è una lotta, una battaglia, di quella guerra che si chiama vita. La vita è l'insieme di tutte le circostanze che ci toccano e ci sfidano. E come diceva Jacopone da Todi: "Chi dentro c'entra sempre t'ama: che Tu se stame e trama", cioè sei tessuto e disegno.

Il rapporto con questo "Tu" nella circostanza, il rapporto col Mistero nella vita, deve diventare esperienza per ognuno di noi.

Solo così siamo diversi, pur restando tali e quali, abbiamo una dignità. L'uomo infatti non può derivare da se stesso la propria dignità. E' laddove egli afferma e vive una presunta autonomia, la sua dignità è totalmente in mano al Potere.
La dignità non può venire da noi. La dignità è un Altro che è tra noi. Che è morto per noi.
Nessuno è così libero come il bambino, la cui dignità e sicurezza sono il padre e la madre.