lunedì, settembre 28, 2015

Filosofia e fede potrebbero confrontarsi








L'habitus mentis della filosofia è il non credere a ciò che si vede: l'esempio che si riporta è il bastone immerso nell'acqua che ai nostri occhi appare piegato. Occorre farlo riemergere per accorgersi che è diritto.
Viceversa la fede deve credere a ciò che non si vede. Senza questa fiducia priori, non sarebbe fede.
Sono due ambiti legittimi, autonomi nei loro confini. Come due parallele che non s'incontrano e potrebbero confrontarsi, anche condividere alcuni punti non oltrepassando le rispettive competenze.
Ultimamente in numerosi saggi spesso proposti dalle gerarchie ecclesiali è palese la pretesa di compatibilità, ma sottintendendo la supremazia della Verità rivelata, anche con implicazioni scientifiche, come il creazionismo, Il Disegno Intelligente, ecc.
Nelle università prende piede il pensiero post metafisico, salvo qualche residuo del vecchio accademismo anti relativista.
Il senso comune scambia ancora la filosofia per ancella della teologia o comunque in un ambito di neo spiritualità. Con conseguenze anche sul dibattito etico, sulle nuove etiche e bioetica.


giovedì, settembre 24, 2015

Non sempre il progresso è positivo



Il progresso è "buono" quando ha come scopo il "benessere" degli esseri umani ma diventa "cattivo" quando diventa disordine oppressione e diciamo anche prigionia

venerdì, settembre 18, 2015

martedì, settembre 15, 2015

Educare i figli al Vero





Nel mondo si è sempre imposta la legge del più forte. Del resto l'uomo è un animale e la sua anima sarà morta per asfissia.


venerdì, settembre 11, 2015

I limiti del perdono dell'uomo





Nella situazione umana attuale non c'è un ideale al quale possiamo sacrificarci, perché di tutti noi conosciamo le menzogne. Noi, che non sappiamo che cosa sia la verità. E' la più terribile definizione del cinismo che identifica l'atteggiamento dell'uomo d'oggi, e poiché non sa il nome della verità, tutto gli sembra menzogna, anche l'aspirazione ultima e costitutiva del cuore, anche l'esigenza profonda di certezza, anche la passione per la giustizia. Ognuno pretende avere così la propria morale, ma questa è la più grande e triste menzogna. Che l'uomo abbia la sua morale significa infatti che ognuno è dominato dalla morale dello stato, del potere, cioè dalla morale dei valori comuni, stabiliti da coloro che hanno i mezzi per farlo. Così, per una pressione osmotica irresistibile, tutti coloro che pretendono di avere una loro morale finiscono sotto il dominio della morale del Potere. La moralità vera è quella che nasce dall'eucarestia, cioè dal Dio non più anonimo, ma presente, cui apparteniamo. E' impossibile all'uomo perdonare: l'uomo può dimenticare, può ovviare, ma non perdonare. Perdonare significa infatti far rinascere da capo. L'Eucarestia è la memoria di un uomo che muore al nostro posto, che ci grazia, che ci fa diventare colmi di essere, come se non avessimo fatto nulla di male.


martedì, settembre 01, 2015

Il trascendente è afferrabile





La religiosità risveglia la potenzialità di vivere

 la realtà sotto una luce meritevole di amore.

Perché avvenga  occorre umiltà e

la consapevolezza di "meritare" di cogliere

 la presenza e donarla a sé e agli altri.

Sembrerebbe una semplice occasione naturale,  

ma nella realtà tutto questo sembra inafferrabile,

distante, in sintesi non avviene con facilità.

Mi chiedo perché. Forse ci si avvicina

 con scarso rispetto degli altri,

forse tutto quel che circonda l'essenza

della religiosità paga il prezzo di una

 trasmissione non incontaminata, allora, 

nelle migliori delle ipotesi, ci fermiamo

allo sguardo religioso sulle cose senza dare

un senso religioso all'appartenenza perché

significherebbe uscir fuori dal proprio sé

 per darsi ad un tutto che sia ben più ampio del sé.