domenica, gennaio 11, 2015

La scienza deve umanizzarsi





Galileo Galilei non era un teologo. Si appoggiava su un gruppo di sacerdoti barnabiti che avevano già iniziato a interpretare la Bibbia come un documento di tipo spirituale, riprendendo idee già espresse dalla Chiesa.
Galilei più che un pensatore originale è stato un buon giornalista. Ha saputo presentare quelle idee teologiche un po' aride in maniera molto vibrante attraverso la sua grande prosa. Ma nella Chiesa c'erano persone che lavoravano su questi temi prima di lui.
Galileo era un genio. Sul piano psicologico, però, ci fu un certo slittamento verso una considerazione esagerata di sé.
Ha fatto propria in ogni caso una delle più grandi eredità del rinascimento: la scienza non può isolarsi dal mondo e rinchiudersi in sé: il vero scienziato deve saper utilizzare nelle proprie indagini, le più varie esperienze umane: deve saper razionalizzare i risultati dei più umili lavoratori, e trovare conferma delle proprie verità in applicazioni che possano venire apprezzate anche dai non scienziati.


6 commenti:

  1. Cristiano Banti: Galileo davanti all'inquisizione

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  2. E adesso? Ho appena postato un profumo di primavera! Eravamo vicini e nemmeno una gomitata per dirmi: Ehi, Lucia, sono qua! fermati! Cosa faccio? Copia incolla da me?Per piacere fallo tu!!! Bacio.

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    1. Sta bene qui da me.
      Bacio.

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    2. Galileo Galilei è scivolato in basso.
      Così impara a scrivere frettolosamente.
      Del resto lui è abituato ai maltrattamenti.

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  3. Vorrei sottolineare la frase di Kant:
    « Due cose hanno soddisfatto la mia mente con nuova e crescente ammirazione e soggezione e hanno occupato persistentemente il mio pensiero: il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me ».
    Attraverso la natura si può arrivare a Dio, attraverso la fisica si può arrivare a Dio ed anche la matematica non fa eccezione. Noi, i nostri pensieri , le nostre osservazioni e tutto lo scibile umano non ha che una radice.

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  4. Galileo visto da Brecht


    La funzione del personaggio Galileo, per come io vedo il personaggio brechtiano, che si sottomette agli ordini della Chiesa e abiurando quelle idee pur ritenendole giuste ed esatte, funge da eroe negativo, accettando il mondo così com'è, ha lo scopo di fare esplodere le contraddizioni e spingere lo spettatore ad agire per evitare che ciò si ripeta.
    Galileo dovette subire un mondo che pareva immutabile.
    Assistendo a questo dramma proviamo profonda indignazione per come viveva la scienza, un tempo e possiamo pure riflettere su come vive la scienza oggi.
    Ma Brecht, in un certo senso assolve Galileo che non aveva possibilità di comportarsi diversamente: la sua scienza era roba di pochi, non era patrimonio della collettività che non fece nulla per difenderlo, non avendone gli strumenti.
    Parafrasando Paolo Giordano direi " la solitudine dei numeri primi"
    Brecht, non dimentichiamo che è autore didascalico, spera che lo spettatore acquisisca una coscienza critica mettendo a frutto anche l'unico neurone.
    Altro elemento cardine di quest'opera è la lode al dubbio, in questo modo nasce una nuova era in cui si gettano i falsi idoli, le false fedi e ovunque si insinua il dubbio come fonte di ricerca, di apertura verso nuovi orizzonti.
    Sull'ultima frase non sono assolutamente d'accordo, tanto ci sarebbe da dire sulla differenza fra scienza e tecnologia applicata, e il buon Castellani, per altro credo ottimo traduttore di Brecht, non credo sia aduso frequentare certi ambiti, soprattutto il primo.

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